sabato 23 giugno 2012

"La Vendetta" - Marco Vichi



Che ho un debole per i libri di Vichi ormai si sa.
Li leggo sempre con piacere e quasi mi sfuggono dalle mani da quanto li divoro in fretta.
Il modo che ha di farti entrare nelle sue storie è davvero unico, almeno secondo il mio parere.
E' proprio per questo che dopo "La forza del destino" (che ho letto con piacere) sono stata ben contenta di scoprire che il Vichi aveva pubblicato anche un altro romanzo:
"La vendetta".


La storia è quella di Rocco, senzatetto fiorentino che ha perso tutto, in particolare l'amore, per colpa di quello che credeva essere il suo migliore amico.
Nello sfondo di una vita tetra il protagonista porta avanti la sua esistenza con rabbia e rassegnazione.
Ma quando Rocco scopre, leggendo per caso un manifesto, che il suo "amico", ormai medico affermato, prenderà parte ad un convegno proprio a Firenze, nella sua testa scatta qualcosa.
Dopo anni di sofferenza e squallore Rocco può studiare la sua vendetta, aiutato dai suoi due "colleghi".




L'ho letto in poche ore e devo dire che mi è piaciuto parecchio.
Curiosando sul web ho notato molte critiche negative del tipo "Il Vichi stavolta ha toppato" oppure "Aspettiamo che torni il Vichi, quello vero", ecc, ecc.
Non sono d'accordo.
Sarà che forse il pubblico è troppo affezionato alla saga del Commissario Bordelli, o che non riesce ad apprezzare così tanto le sperimentazioni che Vichi ogni tanto ama compiere.
Al di là della mentalità conservatrice dei più da me ipotizzata, credo che "La vendetta" sia un romanzo ben strutturato e molto ben sviluppato (e questo è dimostrato dal fatto che molti - anche gli autori delle critiche negative - lo abbiano comunque ritenuto un libro scorrevole).
Fin dalla prima pagina sono riuscita a vivere le sensazioni di un personaggio da me potenzialmente lontanissimo, ho sentito in modo vivido il suo amore e il suo odio, ho accolto con rammarico la sua infinita rassegnazione.
No, "La vendetta" non è un flop.
E' un tentativo di mettersi nei panni di qualcuno che ci è socialmente distante, un modo per vivere le emozioni di un uomo ferito, un riscatto da assaporare.



E indubbiamente, per Marco Vichi, questo è un esperimento ben riuscito.

3 commenti:

  1. Non conosco questo scrittore, ma mi hai incuriosita! ;)

    xoxo Greta
    http://ilfilodipenelopeblog.blogspot.it/

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  2. Risposte
    1. Martedì sera io e gli altri componenti del nuovo circolo di lettura pratese saremo al Teatro Magnolfi a goderci la tua presentazione!

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