1
La
carta era ruvida e spessa, quasi del tutto ingiallita.
Don
Adelmi guardò ancora una volta la busta sigillata.
Quella
carta da lettere era la stessa di tanti anni prima.
Per
un attimo la sua mente ritornò indietro, a quando tutto doveva
ancora cominciare.
Il
ricordo del volto di quella donna gli perforò lo stomaco.
Si
mise a sedere sulla poltrona di pelle che stava davanti alla
scrivania e realizzò che quella lettera poteva essere stata scritta
solo da una persona.
Una
persona che aveva incontrato tanti anni prima.
Quando
lui si sentiva ancora vivo.
2
Sara
accarezzò il legno liscio del cassettone.
Non
sapeva cosa avrebbe trovato lì dentro; non ci aveva mai pensato
veramente, prima di allora.
O
forse, ci aveva pensato troppo.
Era
sempre stato lì, sotto ai suoi occhi: un mobile in stile barocco
dotato di tre cassetti e di un'apertura superiore. Un pezzo
d'arredamento a cui sua nonna era sempre stata inspiegabilmente
affezionata.
Nessuno,
finché la donna era rimasta in vita, aveva mai capito perché
continuasse a portare avanti un rapporto così morboso verso
quell'oggetto. In fondo, quel mucchio di legno non aveva nessun
valore economico né affettivo per la loro famiglia.
Ma,
d'altronde, che nonna Marina fosse una persona strana, era ben noto.
Sara
aveva avuto modo di conoscere il carattere ambivalente di sua nonna
più di chiunque altro.
Quando
era piccola, i suoi genitori lavoravano a tempo pieno, e lei veniva
scaricata a casa di Marina ogni santo giorno. Lì, tutto sommato,
trascorreva delle giornate piacevoli, e, al contrario dei suoi, la
nonna le lasciava guardare la televisione ogni volta che voleva. A
dirla tutta, quando stava lì, Sara poteva fare tante cose che a casa
sua non poteva fare.
Solo
su un punto, però, sua nonna era stata sempre categorica: la sua
camera era e doveva rimanere off limits.
In
realtà, Marina era ostile un po' con tutti: per lei, meno gente
entrava in casa sua e meglio era.
A
Sara questo non sembrava un granché come impedimento; in fondo, che
ci doveva mai fare in camera di sua nonna? Molto meglio stare in
giardino a saltare la corda o in salotto a guardare il suo programma
preferito.
Questo,
almeno, era il suo pensiero a cinque anni.
3
Don
Adelmi finì di leggere il giornale mentre beveva la sua tazza di
caffè. La dose di caffeina andava ad aggiungersi ad una notte di
vera e pura insonnia.
La
busta era ancora sul tavolo del salotto, intatta, e questo pensiero
non faceva che tormentarlo dalla sera prima.
Aprirla
avrebbe significato soltanto dar vita alle sue vecchie cicatrici.
Non
ce l'avrebbe fatta.
Ritornò
davanti alla scrivania dello studio. Per la prima volta dopo tanto
tempo gli tremarono le gambe.
Si
sedette sulla poltrona, e con un tagliacarte aprì il suo timore.
In
mezzo a qualche foto, intravide un piccolo biglietto.
Prese
un grosso respiro, si fece il segno della croce e lo aprì.
4
Sara
aprì il primo dei cassetti.
Dopo
la morte della nonna, la casa sembrava un mausoleo. Nessuno aveva
messo più piede lì dal giorno del funerale. Sua madre aveva detto
che dopo qualche tempo l'avrebbero sistemata e magari affittata, per
guadagnarci qualcosa, ma, per il momento, tutto lì dentro sembrava
fermo e privo di vita.
Da
piccola, la ragazza non aveva mai dato peso alle stranezze della
nonna e, a dirla tutta, in quel cassettone non ci aveva mai visto
niente di speciale.
Ma
adesso, all'età di quattordici anni, tutte quelle piccole
proibizioni le erano tornate in mente e, unite come pezzi di un
puzzle, avevano innescato in lei una bomba di curiosità.
Le
sue forti imposizioni morali le avevano impedito di varcare la soglia
del divieto.
Fino
a quel momento.
Sara
cominciò a frugare tra la biancheria ancora buona di sua nonna. Non
sapeva cosa cercava di preciso, ma aveva la certezza che là dentro
ci fosse qualcosa da trovare.
Passò
tutto il pomeriggio a studiare gli interni di quel pezzo antico.
Non
c'era niente.
Forse
avevano ragione i suoi.
Forse
sua nonna era una mezza pazza con attaccamenti morbosi
ingiustificati.
Rimise
tutto a posto, chiuse il cassettone e, prima di uscire, guardò per
un'ultima volta la stanza.
La
curiosità che aveva covato per anni non aveva più un senso.
“Povera
nonna”, pensò Sara, triste.
Poi
chiuse la porta e uscì di casa, ignara di ciò che quel mobile aveva
contenuto fino a un mese prima.
5
Marina
Masini era morta il 9 giugno del 1999, stroncata dal cancro.
La
sua vita poteva considerarsi penosamente normale all'apparenza:
casalinga e mamma a tempo pieno, senza interessi o attività
ulteriori.
Aveva
cresciuto una figlia, Linda, che, a sua volta, era diventata madre di
una bimba graziosa, Sara.
Linda
aveva sempre sofferto la mancanza del padre e aveva passato la vita
ad incolpare la madre di questo; in fondo, era lei che l'aveva
mandato via di casa quando era ancora in fasce. Era colpa sua se non
era più tornato.
Marina
aveva sopportato questa tensione tutta la vita, rassegnata.
Vivere
di segreti era stata la cosa più difficile da fare.
Ma
questo, per fortuna, lo sapeva solo lei.
Aveva
conservato il suo segreto nella sua stanza, in quel vecchio
cassettone. L'aveva tenuto nascosto, protetto più che poteva e,
quando aveva capito che il cancro avrebbe avuto la meglio, aveva
agito.
La
lettera che aveva spedito a don Adelmi le aveva fatto riportare alla
mente le cose più dolorose della sua esistenza.
La
tristezza di sua sorella Gilda il giorno in cui le disse di amare
quel ragazzo tanto odiato dal loro padre, il trasferimento da lui
imposto all'estero per fuggir via da quell'amore impossibile, la
scoperta di una gravidanza indesiderata a cui non si poteva porre
rimedio e di cui solo Marina conosceva l'esistenza.
Erano
in Francia quando Gilda le comunicò la notizia, disperata.
Le
stette vicina per tutta la gravidanza, ignara del fatto che il parto
sarebbe costato la vita a sua sorella.
Quando
Marina tornò in Italia con quel piccolo fagottino, trovò davanti a
sé una realtà che non si sarebbe mai aspettata.
Il
padre della bimba non era più quello di una volta.
Doveva
agire in fretta, senza ripensamenti.
6
Ciò
che avrebbe trovato la piccola Sara se avesse infranto i divieti
della nonna sarebbe stato un certificato di nascita accompagnato da
decine di foto.
Avrebbe
visto tante immagini di sua madre da piccola, a scuola, durante le
lezioni di danza. Avrebbe letto un certificato intestato a Gilda
Masini, madre di Linda Masini.
Avrebbe
scoperto la vera identità della sua famiglia.
Ma,
nonostante tutto, Sara non sarebbe mai arrivata a scoprire il segreto
che Marina aveva celato con tanto impegno.
Non
avrebbe mai conosciuto il nome di suo nonno.
7
Il
perdono non è ciò che ti voglio chiedere.
Me
lo darà Dio, se vorrà.
Adesso
però, è giusto che tu sappia.
Ecco
tutto quello che non hai vissuto.
Il
cuore di Don Mauro Anselmi cominciò a battere all'impazzata.
Ho letto con piacere fino alla fine.
RispondiEliminaA dirla tutta, ho cominciato per caso, giusto per farmi un'idea di cosa riempie il tuo blog, ma poi mi ha preso e sul filo della curiosità sono arrivato fino in fondo.
Qualcosa da aggiustare c'è, ma nel complesso si lascia leggere bene!
Spero di poter ripetere l'esperienza,
a rileggerti.
F.
Grazie per l'attenzione e per il commento. Spero continuerai a leggere i miei post! A presto!
RispondiEliminaScritto da te? Complimenti!
RispondiEliminaHai una prosa notevole, a mio parere molto meglio di tanti scrittori emergenti italiani (che francamente mi chiedo perchè li pubblichino...)
Continua così!
Urban Reporter
http://theurbanreporterblog.blogspot.com/
(Molti semplicemente li pubblicano perchè pagano. Per questo ci sono molti validi scrittori che non vedranno mai la luce degli scafffali in libreria.)
EliminaSperando di essere, un giorno, una di quegli scrittori emergenti pubblicati...Grazie!!! :))
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