domenica 22 gennaio 2012

L'Ultima Verità


1

La carta era ruvida e spessa, quasi del tutto ingiallita.
Don Adelmi guardò ancora una volta la busta sigillata.
Quella carta da lettere era la stessa di tanti anni prima.
Per un attimo la sua mente ritornò indietro, a quando tutto doveva ancora cominciare.
Il ricordo del volto di quella donna gli perforò lo stomaco.
Si mise a sedere sulla poltrona di pelle che stava davanti alla scrivania e realizzò che quella lettera poteva essere stata scritta solo da una persona.
Una persona che aveva incontrato tanti anni prima.
Quando lui si sentiva ancora vivo.


2

Sara accarezzò il legno liscio del cassettone.
Non sapeva cosa avrebbe trovato lì dentro; non ci aveva mai pensato veramente, prima di allora.
O forse, ci aveva pensato troppo.
Era sempre stato lì, sotto ai suoi occhi: un mobile in stile barocco dotato di tre cassetti e di un'apertura superiore. Un pezzo d'arredamento a cui sua nonna era sempre stata inspiegabilmente affezionata.
Nessuno, finché la donna era rimasta in vita, aveva mai capito perché continuasse a portare avanti un rapporto così morboso verso quell'oggetto. In fondo, quel mucchio di legno non aveva nessun valore economico né affettivo per la loro famiglia.
Ma, d'altronde, che nonna Marina fosse una persona strana, era ben noto.

Sara aveva avuto modo di conoscere il carattere ambivalente di sua nonna più di chiunque altro.
Quando era piccola, i suoi genitori lavoravano a tempo pieno, e lei veniva scaricata a casa di Marina ogni santo giorno. Lì, tutto sommato, trascorreva delle giornate piacevoli, e, al contrario dei suoi, la nonna le lasciava guardare la televisione ogni volta che voleva. A dirla tutta, quando stava lì, Sara poteva fare tante cose che a casa sua non poteva fare.
Solo su un punto, però, sua nonna era stata sempre categorica: la sua camera era e doveva rimanere off limits.
In realtà, Marina era ostile un po' con tutti: per lei, meno gente entrava in casa sua e meglio era.
A Sara questo non sembrava un granché come impedimento; in fondo, che ci doveva mai fare in camera di sua nonna? Molto meglio stare in giardino a saltare la corda o in salotto a guardare il suo programma preferito.

Questo, almeno, era il suo pensiero a cinque anni.

3

Don Adelmi finì di leggere il giornale mentre beveva la sua tazza di caffè. La dose di caffeina andava ad aggiungersi ad una notte di vera e pura insonnia.
La busta era ancora sul tavolo del salotto, intatta, e questo pensiero non faceva che tormentarlo dalla sera prima.
Aprirla avrebbe significato soltanto dar vita alle sue vecchie cicatrici.
Non ce l'avrebbe fatta.

Ritornò davanti alla scrivania dello studio. Per la prima volta dopo tanto tempo gli tremarono le gambe.
Si sedette sulla poltrona, e con un tagliacarte aprì il suo timore.
In mezzo a qualche foto, intravide un piccolo biglietto.
Prese un grosso respiro, si fece il segno della croce e lo aprì.

4

Sara aprì il primo dei cassetti.
Dopo la morte della nonna, la casa sembrava un mausoleo. Nessuno aveva messo più piede lì dal giorno del funerale. Sua madre aveva detto che dopo qualche tempo l'avrebbero sistemata e magari affittata, per guadagnarci qualcosa, ma, per il momento, tutto lì dentro sembrava fermo e privo di vita.
Da piccola, la ragazza non aveva mai dato peso alle stranezze della nonna e, a dirla tutta, in quel cassettone non ci aveva mai visto niente di speciale.
Ma adesso, all'età di quattordici anni, tutte quelle piccole proibizioni le erano tornate in mente e, unite come pezzi di un puzzle, avevano innescato in lei una bomba di curiosità.
Le sue forti imposizioni morali le avevano impedito di varcare la soglia del divieto.
Fino a quel momento.
Sara cominciò a frugare tra la biancheria ancora buona di sua nonna. Non sapeva cosa cercava di preciso, ma aveva la certezza che là dentro ci fosse qualcosa da trovare.

Passò tutto il pomeriggio a studiare gli interni di quel pezzo antico.
Non c'era niente.
Forse avevano ragione i suoi.
Forse sua nonna era una mezza pazza con attaccamenti morbosi ingiustificati.
Rimise tutto a posto, chiuse il cassettone e, prima di uscire, guardò per un'ultima volta la stanza.
La curiosità che aveva covato per anni non aveva più un senso.
Povera nonna”, pensò Sara, triste.
Poi chiuse la porta e uscì di casa, ignara di ciò che quel mobile aveva contenuto fino a un mese prima.


5

Marina Masini era morta il 9 giugno del 1999, stroncata dal cancro.
La sua vita poteva considerarsi penosamente normale all'apparenza: casalinga e mamma a tempo pieno, senza interessi o attività ulteriori.
Aveva cresciuto una figlia, Linda, che, a sua volta, era diventata madre di una bimba graziosa, Sara.
Linda aveva sempre sofferto la mancanza del padre e aveva passato la vita ad incolpare la madre di questo; in fondo, era lei che l'aveva mandato via di casa quando era ancora in fasce. Era colpa sua se non era più tornato.
Marina aveva sopportato questa tensione tutta la vita, rassegnata.
Vivere di segreti era stata la cosa più difficile da fare.
Ma questo, per fortuna, lo sapeva solo lei.

Aveva conservato il suo segreto nella sua stanza, in quel vecchio cassettone. L'aveva tenuto nascosto, protetto più che poteva e, quando aveva capito che il cancro avrebbe avuto la meglio, aveva agito.
La lettera che aveva spedito a don Adelmi le aveva fatto riportare alla mente le cose più dolorose della sua esistenza.
La tristezza di sua sorella Gilda il giorno in cui le disse di amare quel ragazzo tanto odiato dal loro padre, il trasferimento da lui imposto all'estero per fuggir via da quell'amore impossibile, la scoperta di una gravidanza indesiderata a cui non si poteva porre rimedio e di cui solo Marina conosceva l'esistenza.
Erano in Francia quando Gilda le comunicò la notizia, disperata.
Le stette vicina per tutta la gravidanza, ignara del fatto che il parto sarebbe costato la vita a sua sorella.
Quando Marina tornò in Italia con quel piccolo fagottino, trovò davanti a sé una realtà che non si sarebbe mai aspettata.
Il padre della bimba non era più quello di una volta.
Doveva agire in fretta, senza ripensamenti.

6

Ciò che avrebbe trovato la piccola Sara se avesse infranto i divieti della nonna sarebbe stato un certificato di nascita accompagnato da decine di foto.
Avrebbe visto tante immagini di sua madre da piccola, a scuola, durante le lezioni di danza. Avrebbe letto un certificato intestato a Gilda Masini, madre di Linda Masini.
Avrebbe scoperto la vera identità della sua famiglia.
Ma, nonostante tutto, Sara non sarebbe mai arrivata a scoprire il segreto che Marina aveva celato con tanto impegno.
Non avrebbe mai conosciuto il nome di suo nonno.

7

Il perdono non è ciò che ti voglio chiedere.
Me lo darà Dio, se vorrà.
Adesso però, è giusto che tu sappia.
Ecco tutto quello che non hai vissuto.

Il cuore di Don Mauro Anselmi cominciò a battere all'impazzata.

5 commenti:

  1. Ho letto con piacere fino alla fine.
    A dirla tutta, ho cominciato per caso, giusto per farmi un'idea di cosa riempie il tuo blog, ma poi mi ha preso e sul filo della curiosità sono arrivato fino in fondo.
    Qualcosa da aggiustare c'è, ma nel complesso si lascia leggere bene!

    Spero di poter ripetere l'esperienza,
    a rileggerti.
    F.

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  2. Grazie per l'attenzione e per il commento. Spero continuerai a leggere i miei post! A presto!

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  3. Scritto da te? Complimenti!

    Hai una prosa notevole, a mio parere molto meglio di tanti scrittori emergenti italiani (che francamente mi chiedo perchè li pubblichino...)

    Continua così!

    Urban Reporter

    http://theurbanreporterblog.blogspot.com/

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    1. (Molti semplicemente li pubblicano perchè pagano. Per questo ci sono molti validi scrittori che non vedranno mai la luce degli scafffali in libreria.)

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  4. Sperando di essere, un giorno, una di quegli scrittori emergenti pubblicati...Grazie!!! :))

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