mercoledì 1 febbraio 2012

Mi inchino a Niccolò Ammaniti

Alur, il libro che ho in lettura scorre a rilento. Non lo so perché ma, almeno per adesso, non muoio dall'impeto di divorarlo. Però, oh, può succedere.
Comunque, visto che a causa della lettura non-in-progress che mi ritrovo per le mani, ho deciso di scrivere un post in attesa della prossima recensione.
Ci ho pensato un po', e poi ho deciso.
Mi fa paura scrivere di lui, perché è veramente un grande (tranquilli, non sto parlando di Voldemort) e lo stimo parecchio.
Il personaggio in questione è Niccolò Ammaniti, forse il mio scrittore italiano preferito. Ma anche senza il forse. Sbilanciamoci!


--ATTENZIONE, DA QUI IN POI, SPOILER!--


Il primo libro di Ammaniti che ho letto è "Ti prendo e ti porto via": me l'aveva consigliato un'amica dicendomi che era particolare. Poi ho capito.
Particolarmente sublime.
Parliamoci chiaro, il caro Niccolò scrive delle storie che sono abbastanza pesanti, alcune quasi indigeste.
Ma quel modo di scrivere è un invito a divorarti le pagine, triste o allegra che sia la storia.
Per esempio, in "Io non ho paura" (che ho letto in poche ore) la scena del ritrovamento del bambino in una fossa da parte del piccolo protagonista è qualcosa che fa venire i brividi. Anche qui, come in molte sue altre opere, il clima è pieno di quella calma soffocante che nasconde accadimenti terribili. Le sue storie sono quasi sempre intrecciate tra loro, e i protagonisti vengono messi a nudo nei loro dettagli più profondi. Credo che questo sia uno dei motivi per cui ognuno di noi, bene o male, riuscirebbe a trovare una parte di sé nei personaggi di Ammaniti. E questo, a parer mio, rende le sue opere insuperabili.
In fondo quali sono quei libri che ci ritroviamo ad adorare? Quelli che, per un motivo o per l'altro, sentiamo uguali a noi.
Io, ad esempio, sono rimasta folgorata da "Io e te", l'ultimo libriccino uscito un annetto e mezzo fa. 120 pagine circa, un affarino minuscolo. Se non sbaglio uscito pochi giorni prima di Natale. "Sarà una cagata", ho pensato. Lo ammetto, i miei pregiudizi sui libri che escono prima delle cosiddette "feste commerciali" sono giganteschi. Ma poi, come sempre, ci sono anche le occasioni in cui mi ricredo. E questo libro è stata una di quelle. Meraviglioso.
Quante volte, anche a me, sarebbe piaciuto non partire per le vacanze e chiudermi nello scantinato di casa mia all'insaputa di tutto e di tutti! Un sogno.
Che lì diventa realtà; una realtà che alla fine risulta addirittura commovente. E infinitamente triste.
Ma questo è Ammaniti, si sa.
Altro libro che ho finito in pochissimo tempo è stato "Come Dio comanda", tra l'altro vincitore del Premio Strega. Un libro che ha tutte le sfumature possibili dell'angoscia e dello squallore, ma che non so per quale strana magia, ti prende. Non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. E mi sono mangiata le mani quando, alla fine, mi sono resa conto che non c'era un finale! Ma che cavolo!
Ecco, Ammaniti in questo è sadico. Tutti i suoi libri (o quasi, non vorrei fare gaffe!) hanno il famoso "finale ad interpretazione". Ovvero, lui ti dà delle informazioni su cosa è successo o sta accadendo, ma tutto avvolto da un alone di mistero. Non si capisce mai cosa è successo davvero, perché lui non te lo dice. E infatti, mi è successo più volte di confrontarmi con altri miei amici che avevano letto un suo libro, e rendermi conto che non tutti avevamo interpretato allo stesso modo il finale.
Insomma, un sadico, lo ripeto.


Nonostante questo, però, dei libri di Ammaniti io ne ho visceralmente bisogno. Dire che li adoro è veramente poco (non so se si è capito). E' per questo che, ogni volta che esce un suo nuovo scritto, corro a comprarlo.
Perché quando trovi uno scrittore che riesce a farti sentire sulla pelle le sue pagine, vale la pena di non perderlo mai.

4 commenti:

  1. un pensiero per te sul mio blog, spero ti faccia piacere!!!
    http://lapetitedame.blogspot.com/2012/02/la-petite-dame-ha-ricevuto-un-premio.html

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  2. ciao... ti conosco tramite maria sara e il suo "pensiero".
    Ben meritato direi... questo è il tuo primo articolo che leggo, e se il blog è un'amplificazione di questo...hai una nuova follower.
    Di ammaniti ho conosciuto anch'io "io non ho paura" , ma tramite il film... non ho letto nessun suo libro, ma dall'entusiasmo che traspare dalle tue parole deve valerne la pena andarmi a comprare un suo libro.
    A proposito dei finali "a interpretazione", io li amo... Nei libri come nei film. Perchè in fondo è come se cosi la storia continuasse...dentro di noi.
    Alla prossima

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    Risposte
    1. Allora, a maggior ragione, compra qualcosa di Ammaniti! Nel film "Io non ho paura" il finale è già più definito poiché il regista lo interpreta a suo modo...nel libro invece non si capisce un tubo :)
      Benvenuta in questo spazio, spero che mi seguirai! smack

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